Negli ultimi anni l’autunno in Calabria alterna code di caldo e siccità a parentesi di maltempo intenso, rendendo la gestione agrumicola una partita di precisione tra stress idrico, patogeni e logistica di raccolta. Questo doppio profilo climatico agisce sui parametri critici di mercato, come pezzatura, colorazione, Brix, tenuta post-raccolta, minando le finestre commerciali e le strategie operative delle aziende. In entrambi gli scenari, infatti, ci sono ripercussioni sui frutti, vediamo quali sono.
Scenario 1: clima caldo e secco, le insidie nascoste
Uno degli scenari più frequenti in Calabria è il prolungamento del caldo estivo fino a ottobre. Questo fattore, apparentemente positivo, può trasformarsi in una minaccia con
- temperature elevate e scarsa piovosità che provocano disidratazione dei frutti e quindi cali di pezzatura e cascola precoce.
- ritardo nella maturazione dovuto all’escursione termica notturna, fondamentale per la colorazione della buccia, che in questo caso viene meno.
- aumento dei parassiti, che trovano in questo clima le condizioni ideali per prolifrare, ad esempio la cocciniglia
- con debolezza delle piante dovuta alla carenza d’acqua che rende gli agrumi più vulnerabili a malattie fungine e marciumi nel momento in cui si verificano piogge improvvise.
Scenario 2: autunno umido e piovoso
Quando dominano piogge autunnali concentrate e bagnature prolungate, lo scenario si rovescia: esplodono i patogeni di suolo e frutto, esplodono i costi di raccolta, si comprimono le finestre operative. Tra i principali effetti ci sono
- cracking e microlesioni che aprono la via a muffe e quindi marciumi
- ristagni e asfissia radicale, in suoli poco drenanti l’ossigeno scende sotto soglia per le radici attive, indebolendo fisiologia e assorbimenti
- saturazione dei terreni, accessi impraticabili, mezzi fermi; i tempi di raccolta si allungano, cresce il rischio di perdita qualitativa e logistica
- frutti più bagnati e fragili, più selezione in campo, più scarti, più attenzione a pre-refrigerazione e a trattamenti post-raccolta conformi
Calabria, un territorio sotto osservazione
La Calabria, con i suoi comprensori agrumicoli che si trovano principalmente nella Piana di Sibari, nella Piana di Gioia Tauro, nella Costa ionica reggina e nel lameto, affronta entrambe le facce dell’autunno. Da un lato la siccità tardiva minaccia produzioni di arancia bionda e clementine; dall’altro, piogge improvvise e violente possono compromettere le cultivar pregiate della costa ionica.
Proprio per questo, strumenti come le coperture assicurative agevolate e la prevenzione attraverso i Consorzi di difesa assumono un ruolo centrale. Monitorare i rischi, attuare strategie preventive e garantire la stabilità del reddito agricolo resta la chiave per affrontare stagioni sempre più imprevedibili.
Nel 2024 la Calabria ha registrato un deficit medio di precipitazioni del 18% rispetto al 1991–2020 e un’anomalia termica +1,39 °C, con molte “notti tropicali”; alternanza di siccità estrema estiva e piogge autunnali concentrate aumenta la volatilità dei risultati agrumicoli e l’esposizione a patogeni post-evento.
Nell’autunno piovoso, tra 19 e 22 ottobre 2024, l’area del Lametino ha registrato oltre 200 mm diffusi e fino a 410,8 mm a Maida, con allagamenti e interruzioni operatività; piogge così concentrate accentuano marciumi e perdite qualitative, senza ripristinare davvero le riserve idriche profonde.
Focus sulle specie: clementine IGP, arance, limone, bergamotto
Gli agrumi chiave in Calabria sono clementine IGP, arance bionde e pigmentate, limoni e bergamotto che sperimentano entrambi gli scenari:
Proprio le Clementine IGP a causa delle piogge insistenti o rugiade prolungate che spesso si verificano in autunno, seguite da elevata umidità elevata subiscono il cosiddetto fenomeno del water spot, la macchia d’acqua. Cosa succede? Quando l’acqua entra da piccole micro-ferite della buccia, la parte esterna del frutto si gonfia e diventa lucida, poi, quando si asciuga, quella zona si affossa, scurisce e può diventare un punto di ingresso per funghi che fanno marcire velocemente la clementina dopo la pioggia.
- Caldo-secco: pezzatura in calo, colorazione lenta, rischio residui di verde su frutti destinati a slot precoci; difesa più serrata contro mosca e cocciniglie.
- Umido-piovoso: aumento di marciumi sul frutto, problematiche peduncolari, raccolta complicata su terreni saturi con impatto su tenuta commerciale e resa vendibile.
Arance bionde e pigmentate:
- Caldo-secco: gradi Brix che faticano a salire se lo stress idrico non è compensato, resa per pianta ridotta; maggiore sensibilità a sbalzi termici tardivi.
- Umido-piovoso: maculature, marciumi peduncolari e danni da vento nelle fasi di maltempo; shelf-life in calo se la raccolta è a ridosso degli eventi.
Limone:
- Caldo-secco: sensibilità a salinità e calcare in regimi irrigui stressanti; rischio squilibri nutrizionali e di crepe con successivi picchi di pioggia.
- Umido-piovoso: ristagno e asfissia, necessità di drenaggi e gestione chiome; attenzione a infezioni secondarie su frutti con microlesioni.
Bergamotto:
- Caldo-secco: il bergamotto risente principalmente le alte temperature e l’irraggiamento diretto che possono compromettere la buccia e la qualità della famosa essenza.
- Umido-piovoso: cracking e marciumi post-bagnatura; fondamentale la tempestività di raccolta e l’aerazione per preservare sanità e qualità.
Il messaggio alle aziende agricole calabresi è chiaro: l’autunno non è solo periodo di attesa per la raccolta, ma fase strategica in cui anticipare i rischi climatici per trasformarli in opportunità.
Impone, però, una regia integrata su tre piani: tecnico, operativo e finanziario e di “chiudere il cerchio” tra difesa e agronomia..
Polizze calibrate sul doppio rischio massimali e franchigie allineati a valore colturale e volatilità dei prezzi rappresentano possono essere un valido sostegno.
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