Agrumi, olive da olio, mele, uva da vino, fragole, ciliegie, albicocche, nocciole, in tutto il mondo il made in Italy dei prodotti d’agricoltura è garanzia di bontà e genuinità.
La ricchezza delle nostre produzioni si distribuisce lungo tutta la penisola con frutti e ortaggi tipici, merito della geografia italiana, della diversità dei paesaggi (mare, colline e montagne) che ci permettono di avere una gran varietà.
E se la nostra geografia cambiasse? Cosa accadrebbe ai prodotti a cui siamo abituati?
Qualcosa sta già succedendo e quello che possiamo fare è difendere le produzioni tutelandole dai cambiamenti climatici, anche se in alcuni casi questo vuol dire riposizionare la bussola e scegliere nuove rotte.
Preservare e valorizzare le nostre ricchezze geografiche per come le abbiamo sempre conosciute è possibile, ma è necessario sapere con consapevolezza quando innovare, come adattare le produzioni ai mutamenti del clima, quando modificare le coltivazioni.
Quel che è certo è che la risposta ai cambiamenti climatici non può essere l’immobilismo.
Produzioni in diminuzione
Tra le produzioni in diminuzione lungo la nostra penisola a causa dei cambiamenti climatici e di eventi estremi conseguenti ci sono le mele in Emilia-Romagna, Veneto, Lombardie e regioni del centro-nord. Vigneti, actinidieti e uliveti di Lazio, Puglia e Sicilia. Agrumi di Calabria e Sicilia.
Lo scorso anno le gelate primaverili e la grandine hanno determinato un crollo dei raccolti di mele in Veneto, registrando un -25%. -9% in Emilia Romagna a causa dell’alluvione e -4% nelle altre regioni produttrici. [analisi di Coldiretti su dati Prognosfruit].
In Puglia si attestano su numeri inferiori le coltivazioni di uva da vino e in Calabria e in Sicilia quelle di agrumi.
Come riporta il recente approfondimento sul clima del wwf
“Il rapporto ISMEA evidenzia che nel 2023 l’agroalimentare italiano è sceso al terzo posto nella graduatoria Ue per valore alla produzione, colpa della siccità senza tregua degli ultimi due anni, che ha peggiorato il posizionamento competitivo nel settore agricolo.
Secondo le associazioni di categoria, tra coltivazioni e infrastrutture, i danni nel 2023 supereranno i 6 miliardi dello scorso anno con cali a livello nazionale nei settori chiave, tipici della nostra alimentazione mediterranea, ad es. meno 60% per le ciliegie, meno 63% per le pere, meno 12% per il pomodoro e l’uva da vino, mentre il miele fa registrare un calo del 70% rispetto allo scorso anno. Per il pomodoro il calo del 12% è frutto di una resa media in campo disomogenea sul territorio, dove nel Nord Italia è stata più bassa della resa media del quinquennio precedente, soprattutto nell’area est.
Anche il vino e l’olio hanno subito un calo significativo in termini di resa numerica con un conseguente aumento dei prezzi, già esasperato dall’inflazione. Per l’olio, l’annus horribilis 2022-2023 si è chiuso con un calo del 27% della produzione.
In particolare, l’Umbria rischia un calo di oltre il 50%, cifra che ci si attende anche al centro Italia, con l’eccezione della Toscana dove, come al sud, sembrerebbe esserci un calo più contenuto, tra il 10 e il 20%. Per il vino il settore ha registrato un calo del 12% rispetto allo scorso anno, soprattutto per un incremento del 70% della pioggia nelle giornate più importanti per i trattamenti contro le fitopatie, cosa che ha reso la vendemmia più “povera” al centro e al sud con flessioni medie del 20% e del 30%”.
Nuove produzioni
In risposta alla diminuzione di alcuni tipologie di prodotti, laddove le produzioni iniziano a non dare la stessa resa o comunque una resa non commisurata al lavoro, i terreni si stanno riconvertendo in colture più redditizie. In Puglia l’uva da tavola senza semi prende il posto dell’uva da vino, i kiwi prende il posto degli uliveti, in Calabria e Sicilia kiwi Rossi, gialli e verdi quello degli agrumi.
Solo in Calabria, secondo il Centro Servizi Ortofrutticoli (CSO) Italy, si registra un +6% nel 2021 rispetto all’anno prima, a fronte di un calo di superfici nelle regioni del nord vocate a questa coltura.
Da Nord a Sud, nuove produzioni stanno dando vita sul territorio a business agricoli alternativi, capaci di creare nuove opportunità di reddito e intercettare segmenti di mercato ancora inesplorati: piccoli frutti, canapa, piante aromatiche officinali, bambù, luppolo, bacche di goji, alga spirulina [Fonte Terra e Vita]
Cosa possono fare le aziende
Tra le cause principali dei cambiamenti in agricoltura c’è il clima. Proprio a causa del clima alcune coltivazioni storiche stanno diminuendo, altre si stanno facendo largo in zone nuove, laddove le condizioni pedoclimatiche rendono i terreni più adatti alla loro crescita e conservazione di quel sapore che le caratterizza come inimitabili.
Di fronte a questa situazione e alle ripercussioni del clima sulla biodiversità bisogna accettare che la mappa delle nostre eccellenze possa cambiare, potremo scoprire nuovi tesori che la nostra terra è in grado di darci.
Se sapremo trattarla con la cura e le attenzioni di sempre manterrà la capacità di nutrirci.
La prima cura è la difesa. Per questo è importante monitorare le campagne attive e assicurare le produzioni dal maltempo.
Come Condifesa Calabria siamo qui per questo!