Quando si pensa alla frutta calabrese, vengono subito in mente agrumi e frutti mediterranei. Eppure nelle terre dell’Aspromonte e del Pollino cresce il frutto che potremmo definire universale: la mela.
In queste zone sono le varietà Limoncella e Cocciola a distinguersi.
Chi le conosce sa che non si tratta di mele qualsiasi. La Limoncella ha buccia sottile, colore giallo-verde e polpa croccante, compatta, leggermente acidula. È la mela che un tempo si raccoglieva in ottobre garantendo frutta fresca anche in pieno inverno. Piccola, dal profumo intenso e dal gusto leggermente acidulo, è il simbolo di un’agricoltura montana che per secoli ha nutrito le comunità locali, resistendo al tempo e alle mode.
La mela Mela Cocciolo”, varietà antica, nota anche come “Mela Cocciola” o “Coccia”, è caratterizzata da un colore sempre giallo-verde ma con sfumature rosse. Ha forma leggermente appiattita, è croccante e la polpa è dolce.
Rispettivamente nell’Aspromonte e sul Pollino e nell’Altopiano Silano trovano condizioni ideali: inverni rigidi, estati fresche, escursioni termiche marcate. Tutti fattori che esaltano aromi, croccantezza e capacità di conservazione. Non a caso, oggi la produzione di mele sta vivendo una nuova stagione di attenzione, grazie a produttori che credono nella valorizzazione delle varietà locali.
Le varietà più commerciali
Se la Limoncella rappresenta la tipicità tra i meleti, varietà come Gala, Golden, Fuji, Red Delicious, Morgenduft, sono, invece, quelle più commerciali che nel tempo hanno diversificato la produzione. La Gala è tra le prime a maturare, con il suo colore vivace e una dolcezza equilibrata. La Golden Delicious, delicata, è tra le varietà più diffuse al mondo, delicata. La Fuji, di origine giapponese, si distingue per il gusto zuccherino, mentre la Red Delicious, con il suo rosso brillante, è bella e profumata. La Morgenduft, infine, la “mela del mattino”, si riconosce per la sua piacevole acidità.
Secondo i dati ISTAT elaborati da Coldiretti, in Calabria si coltivano mele, per un totale di 453 ettari. Numeri contenuti, che confermano la dimensione ancora di nicchia della melicoltura calabrese, ma che rappresentano anche un potenziale da valorizzare, soprattutto puntando sulla qualità e sulle varietà tipiche.Come le pere, le mele non appartengono ai frutti più tipici delle nostre latitudini, eppure raccontano la ricchezza paesaggistica della Calabria. Sono il segno che in questa regione convivono produzioni diverse che danno vita a un mosaico di sapori e profumi: un piccolo mondo racchiuso in un’unica terra.
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