In un periodo di emergenza idrica, come quello che stiamo vivendo ormai da mesi, in questo 2022, si parla di pioggia sempre in termini di mancanza. Se piovesse si riempirebbero i bacini, se piovesse di più le falde acquifere aumenterebbero la loro riserva. E ci si aggrappa alla speranza che la stagione successiva possa compensare con i suoi volumi la scarsità della precedente. In realtà non è detto che questo accada, la situazione in Pianura Padana del fiume Po ne è la testimonianza.
La domanda che forse dovremmo porci è: da dove nasce questa mancanza d’acqua? Siamo sicuri che il problema delle precipitazioni sia davvero tutto qui?
La pioggia da sola non basta a porre rimedio alla siccità.
Il cambiamento climatico, il riscaldamento globale, di cui la siccità è solo una delle conseguenze, è la prima causa di fenomeni che si innescano a catena, tutti con effetti disastrosi per la nostra agricoltura. La pioggia forte (o eccesso di pioggia) è uno di questi.
Quando si parla di eccesso di pioggia
Le precipitazioni sono classificate dai meteorologi in base alla loro intensità:
- meno di 1mm/h → pioviggine
- 1-2 mm/h → pioggia debole;
- 2-6 mm/h → pioggia moderata
- 6-10 mm/h → pioggia forte
- 10-30 mm/h → rovescio
- oltre 30mm/h → nubifragio
Si parla, quindi, di eccesso di pioggia quando i millimetri di pioggia caduti sono superiori a 6. Nel caso del nubifragio, il fenomeno è (erroneamente) conosciuto come bomba d’acqua, e soprattutto negli ultimi anni è maggiormente frequente in estate. La causa è sempre la stessa: il riscaldamento globale.
Perché? Il fenomeno della pioggia consiste nella condensazione del vapore acqueo presente nell’atmosfera e nell’aggregarsi di più goccioline che ricadono per effetto di gravità sulla superficie.
Se la temperatura aumenta, aumenta anche la possibilità di piogge improvvise.
“Il meccanismo principale che collega l’aumento delle temperature all’aumento delle precipitazioni è che l’aria più calda può contenere più vapore acqueo e questo non fa che aumentare le tempeste”, è quanto ha affermato Gavin Madakumbura uno dei i ricercatori dell’Ucla (Università della California di Los Angeles) coordinatore della ricerca sull’influenza delle attività umane sui cambiamenti climatici.
All’origine di questa “esplosione di nuvole” (è così che dovremmo chiamarla, dal nome inglese cloudburst – cloud — nuvole e burst — esplosione) c’è la differenza tra la temperatura della terra e quella dell’atmosfera.
A questo proposito il Politecnico di Torino ha pubblicato uno studio sulla rivista scientifica di geoscienze Geophysical Research Letters scritto da tre esperti di idrologia del Dipartimento di Ingegneria per l’Ambiente, il Territorio e le Infrastrutture, in cui si afferma che le città italiane sono in ritardo nel predisporre piani di adattamento ai cambiamenti climatici e soprattutto alle cosiddette bombe d’acqua che stanno crescendo di numero e di intensità. Così come le piogge torrenziali di breve durata (massimo qualche ora).
Cos’è che determina le piogge forti
A determinare le piogge forti sono due fattori in particolare: la temperatura e le correnti atmosferiche. Da questo dipende il permanere delle goccioline di vapore acqueo all’interno dei cumulonembi, le nubi della pioggia, dove più particelle d’acqua si scontrano e si uniscono aumentando la loro dimensione. Se il vento all’interno della nuvola è da entrambe le direzione le goccioline vorticano senza cadere. Rimangono più tempo nella nube e aumentano la loro grandezza.
La situazione della siccità in Italia
I dati sulla situazione climatica sono preoccupanti a livello mondiale. In Italia stiamo assistendo a quella che l’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) ha definito nell’edizione 2022 del report annuale su “La situazione del Paese” “una siccità che, per portata, già si qualifica come il terzo evento grave nell’arco di un decennio. Dal dopoguerra agli anni Ottanta del secolo scorso non si erano mai verificati fenomeni analoghi” – si legge nel report.
I segnali e gli effetti della siccità arrivano da più fronti. Il lago Maggiore e il lago di Como dalla fine del 2021 hanno registrato un riempimento, rispettivamente del 32% e 53%. E il lago di Garda ha perso il 70% del suo afflusso d’acqua.
“Nei prossimi anni ci si deve attendere il ripetersi di eventi simili, con conseguenze avverse in particolare per l’agricoltura e per la disponibilità di acqua potabile” -continua il Report Istat – “la carenza di risorse idriche sta colpendo in maniera particolare le regioni settentrionali nel bacino del Po anche a causa delle perdite degli acquedotti che nei capoluoghi di provincia è pari al 36,2 per cento dell’acqua immessa in rete”.
Per il deficit idrico l’Emilia-Romagna, il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia, il Piemonte e il Veneto hanno richiesto lo stato di emergenza, ottenuto pochi giorni fa con delibera del Consiglio dei Ministri. Per far fronte ai primi interventi sono stati stanziati 36.500.000 euro a carico del Fondo per le emergenze nazionali.
[Fonte regione.piemonte.it]
Cosa comportano le forti piogge dopo periodi di siccità
È nei periodi di forte siccità come questi che dobbiamo temere gli effetti negativi della pioggia sulla nostra agricoltura, a scapito della produzione diversificata e nostrana dei prodotti. Alcuni prodotti rischiano di sparire dai supermercati.
Se pensiamo alle colture invernali che sono nella loro prima fase fenologica, ad esempio gli agrumi, le forti piogge potrebbero causare funghi nelle parti inferiori degli alberi, soffocamento delle radici degli alberi e portare al fenomeno del water spot, conosciuto come macchia d’acqua.
Il primo sintomo visibile di questo danno è un rigonfiamento saturo di acqua della buccia (anatomicamente classificato intumescenza). Se un periodo asciutto segue una pioggia, l’intumescenza recede e l’area interessata si presenta depressa ed imbrunita. Se la pioggia persiste, l’intumescenza si diffonde e inizia a fessurarsi in tutte le direzioni. Tali lesioni diventano infezioni fungine (C), che penetrando portano alla marcescenza del frutto entro le 48 ore.
Fino al 30 ottobre con la nuova campagna invernale è possibile assicurare gli agrumi e le produzioni vegetali dall’eccesso di pioggia e altre avversità, sia catastrofali che di frequenza o accessorie.
Sicuramente è necessario che il Paese strutturi un piano di azione che segua i cambiamenti climatici, perché tutti, imprese agricole comprese, siano in grado di affrontarli e poter gestire le risorse idriche. Resta fermo il fatto che in uno scenario tale assicurarsi è un’opportunità per non fermarsi e difendere la propria attività agricola.