Le reti frangivento sono una forma di difesa attiva delle produzioni dall’effetto del vento. Non si tratta soltanto di danni diretti causati dalla capacità di lesionare i frutti, ma anche di danni indiretti dovuti al proliferare di parassiti e malattie che riescono, grazie al vento, a trovare una via d’ingresso nei frutti per abitare e aggredire le piante e le coltivazioni.
In Calabria inizia ad esserci maggiore consapevolezza sul vantaggio di montare strutture frangivento e attenzione anche all’impatto ambientale e al risparmio energetico.
I pannelli frangivento bifacciali fotovoltaici ne sono un esempio. Di recente l’azienda Terzeria società agricola biologica della Piana di Sibari ne ha sperimentato l’installazione in un limoneto. Abbiamo approfondito i vantaggi e il funzionamento degli impianti frangivento fotovoltaici con Benito Scazziota, agronomo e divulgatore dell’Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura in Calabria (ARSAC).
Cosa sono i frangivento bifacciali morti e come differiscono dai frangivento tradizionali (vivi)?
I frangivento si dividono in due categorie principali: vivi e morti. I frangivento vivi creano una barriera naturale contro il vento. Sono composti da piante vive appunto, solitamente sempreverdi, come cipressi o ulivi. I frangivento morti, invece, sono realizzati con materiali e strutture artificiali, definite morte poiché inanimate, come reti o barriere prefabbricate.
A differenza di quelli vivi possono essere utilizzati in vari contesti climatici e su diverse tipologie di colture.
I frangivento vivi, infatti, hanno una minore adattabilità poiché le piante utilizzate possono attrarre parassiti comuni e intaccare le colture protette. Pensiamo ad esempio a un campo di fichi. Se venisse impiantato un filari di gelso come frangivento e il gelso prendesse la cocciniglia con molta probabilità anche il ficheto ne rimarrebbe infestato perché la cocciniglia è un parassita che le due piante condividono.
Quali sono i principali benefici agronomici dell’uso di frangivento morti in agricoltura?
I frangivento morti forniscono una protezione immediata dal vento e possono essere implementati più rapidamente rispetto a quelli vivi. La funzione dei frangivento non si limita alla protezione dal vento, ma a difendere le produzioni da tutto quello che il vento porta con sé. La riduzione dell’intensità del vento protegge le colture da microlesioni che potrebbero favorire l’insorgenza di funghi o parassiti. Inoltre, i frangivento modificano il microclima del campo e per questo è essenziale che siano progettati correttamente per evitare ristagni d’aria che potrebbero a loro volta favorire altre malattie.
Cosa significa “bifacciale” e in che modo i pannelli fotovoltaici bifacciali sfruttano l’energia solare in modo più efficiente rispetto a quelli tradizionali?
I pannelli fotovoltaici bifacciali sono una tecnologia innovativa. A differenza dei pannelli monofacciali, che producono energia solo da un lato, i bifacciali hanno celle fotosensibili su entrambe le facce, il che consente di avere maggiore copertura. Grazie alla doppia faccia, iniziano a produrre energia già all’alba. Rispetto ai pannelli monofacciali, la loro curva di produzione è a doppia campana, con un picco al mattino e uno alla sera.
Come si gestisce l’integrazione di una struttura fissa come un frangivento fotovoltaico con le esigenze delle colture?
L’integrazione di frangivento fotovoltaici richiede un’attenta pianificazione e meccanizzazione delle colture. Ad esempio, l’uso di macchinari per trinciare o abbassare la vegetazione spontanea può aiutare nella gestione. Anche la potatura delle piante vicine è fondamentale. Un frangivento alto 3 metri può offrire protezione fino a 50 metri, quindi, per un campo di 1 ettaro (100 x 100 metri), si potrebbe installare una seconda fila di frangivento a 50 metri di distanza dalla prima. Il terreno intorno ai pannelli deve essere mantenuto inerbito, poiché la vegetazione stabilizza il suolo, riducendo problemi di manutenzione e pulizia dei pannelli. Un terreno ben curato migliora anche la riflessione della luce solare sul retro dei pannelli, aumentando così la loro efficienza.
Qual è l’impatto dei frangivento fotovoltaici bifacciali sull’ecosistema agricolo?
Queste strutture possono appunto favorire la biodiversità attraverso la semina di miscugli di erbe e fiori che attirano api e altri insetti impollinatori. Poiché le aree attorno ai frangivento sono soggette a meno interventi, diventano rifugi per diverse specie vegetali e animali, contribuendo a un ecosistema più equilibrato. Inoltre, ci sono dei benefici ambientali legati all’integrazione di questi pannelli.
Quali sono i benefici ambientali dell’integrazione di queste tecnologie in termini di riduzione delle emissioni di CO2 e uso di risorse?
La diminuzione di aria che si sposta si ripercuote sulle evapotraspirazioni il che comporta un minor consumo d’acqua per l’irrigazione. Inoltre, la minore lavorazione dei terreni permette un maggiore accumulo di acqua nelle radici. Quando si trincia e si crea l’inerbimento si produce sostanza organica che depositandosi funge da ammortizzatore termico. Per le emissioni di CO2 le riduzioni dipendono dal sistema di coltivazioni e dal tipo di pannelli. Non è solo, quindi, una questione di dinamica dei gas.
Esistono incentivi o politiche di sostegno per l’adozione di frangivento fotovoltaici?
Sì, gli incentivi esistono ma come al solito devono essere approvati e deliberati all’interno delle politiche di sostegno e di mercato. Per i frangivento l’obbligatorietà dovrebbe essere sancita, non solo auspicata. Finora l’attenzione alle forme di difesa attiva si è rivolta principalmente al contrasto delle gelate e della grandine. È necessario un impegno collettivo e il riconoscimento da parte di chi analizza il rischio di quanto i frangivento abbassano il rischio e quindi l’incidenza del danno.
Gli agricoltori sono consapevoli del potenziale dei frangivento fotovoltaici?
Gli agricoltori stanno diventando consapevoli sul vantaggio di strutture di difesa attiva, soprattutto chi si occupa di colture ad alto reddito come frutta tropicale e kiwi. Quello che manca è l’anello di congiunzione tra ricerca scientifica e divulgazione nelle aziende attraverso un’analisi di idoneità. In questo la politica potrebbe aiutare molto, sia rendendo finanziabili queste strutture sia sancendo l’obbligatorietà laddove si tratta di prevenire il danno in funzione delle caratteristiche ambientali. In questo modo la scelta individuale di una singola azienda può diventare impegno collettivo nella difesa delle nostre produzioni e di interi ecosistemi.
Come Condifesa Calabria ci impegniamo a trovare soluzioni di gestione del rischio da integrare con strategie e strumenti di difesa attiva. Vuoi proteggere le tue produzioni, verifica le campagne attive.